Carissimi,
come va?
Io continuo a squagliarmi e voi?
Sono passata per segnalarvi due libri scritti da due autrici italiane.
Titolo: "Alone. Il solitario"
Autrice: Giada Bafanelli
Prezzo: 0,99
TRAMA
Dopo
aver attraversato la Svezia, il cacciatore di lupi mannari Einar
Ivarsson arriva nella piccola e silenziosa città di Falun. Lì viene
ingaggiato per uccidere Kirsi, una ragazza che due mesi prima si è
tramutata in mannaro, aggredendo due uomini. Ma niente è ciò che
sembra e, tra apparizioni misteriose e rivelazioni oscure quanto
pericolose, Einar si troverà a dover fare delle scelte difficili che
riporteranno a galla il suo passato.
UN ESTRATTO
Einar
guardò l’orologio per l’ennesima volta. Detestava quando la
gente non arrivava in orario.
«Vuole
ordinare, ora?» la cameriera, una ragazzina magra e piena di
lentiggini intenta a masticare un chewingum, si era accostata di
nuovo al suo tavolo.
«No,
grazie. Sto ancora aspettando una persona.»
La
cameriera rispose con un’alzata di spalle e si allontanò.
Einar,
sbuffando, si poggiò allo schienale. Il suo cellulare era andato, e
non poteva nemmeno chiamare la cliente per sapere se fosse morta.
“Quasi tre quarti d’ora di ritardo, cazzo…”
E
pensare che si era dovuto alzare all’alba e aveva attraversato in
auto quella che a lui sembrava mezza Svezia, per arrivare puntuale
all’appuntamento in quel buco di città. Si voltò a guardare verso
la finestra: fuori aveva ripreso a nevicare così forte che era
difficile distinguere persino i palazzi dall’altra parte della
strada. Era ovvio che a quel punto, e per di più con un tempo del
genere, non si sarebbe presentato nessuno. Cercando di reprimere
l’irritazione, si alzò dal suo posto e si infilò il cappotto.
«’Fanculo»
mormorò a denti stretti, rendendosi conto che la cameriera
lentigginosa lo stava fulminando da lontano. Ma, considerando che
aveva occupato per tre quarti d’ora un tavolo senza consumare
niente, suppose che quell’occhiataccia fosse più che meritata.
Prese il portafogli e lo aprì, alla ricerca di una banconota da
lasciare sul tavolo prima di allontanarsi. “Quante Corone di mancia
andranno bene?”
Come
se avesse avuto una sua volontà, lo sguardo gli cadde sulla
fotografia che teneva, ormai da anni, all’interno del portafogli.
Eva
sorrideva, in quella foto. I capelli lunghi e biondi le ricadevano
scompigliati sulle spalle; le labbra rosse spiccavano come due petali
sulla carnagione chiara.
Einar
distolse lo sguardo e si morse l’interno della guancia. Si accorse
che una mano gli tremava, così richiuse il portafogli e se la infilò
in tasca.
«Signor
Ivarsson?» una voce femminile lo riportò alla realtà. Rialzò lo
sguardo e i suoi occhi si posarono su un viso di mezza età, segnato
però da rughe che sarebbero dovute appartenere a una donna molto più
vecchia. «Sono Päivä Saarinen, ci siamo sentiti al telefono
l’altro giorno. Mi dispiace se l’ho fatta aspettare, ma sono
stata bloccata a causa del tempo.»
Einar
ricacciò indietro la smorfia che gli si stava dipingendo in faccia.
«Signora Saarinen…» disse, stringendole la mano. «Non si
preoccupi, ero appena arrivato.»
Solo
dopo che la cameriera ebbe preso le ordinazioni, la signora Saarinen
si arrischiò a rivolgergli un timido sorriso di circostanza.
Einar
conosceva bene quell’espressione, perché era quella che di solito
assumevano i familiari del mutato quando non sapevano come cominciare
il discorso spinoso che avrebbero dovuto affrontare. Nonostante
cercassero di mascherare la vergogna e la paura, Einar ormai era in
grado di riconoscere i pensieri dei suoi clienti.
Inoltre,
tanto tempo prima, anche lui aveva provato quegli stessi sentimenti.
«Allora»
disse, per rompere il silenzio che si era creato «al telefono mi ha
parlato di un mutato, ma non ha voluto aggiungere altro.»
Päivä
Saarinen annuì. «Si tratta di Kirsi, mia figlia. È successo due
mesi fa» la signora Saarinen parlava svedese con un accento
finlandese così forte che Einar aveva paura di non riuscire a capire
le parole. «Io e Kirsi ci siamo trasferite da Tampere l’anno
scorso, dopo la morte di mio marito. Qui a Falun vive mia cognata,
che mi ha aiutata a trovare un nuovo lavoro e a rifarmi una vita. Sa,
signor Ivarsson, non riuscivo più a restare a Tampere: avevo troppi
ricordi, laggiù.» La donna distolse lo sguardo dal suo. «Purtroppo,
per Kirsi è stato molto diverso. Lei è solo una ragazza e io,
accecata com’ero dal dolore, non ho pensato a quello che poteva
provare. Prima ha perso suo padre, e poi io l’ho sradicata dalla
sua vita, portandola qui. Ha finito per odiarmi.»
Einar
annuì per educazione, anche se non poté fare a meno di mettersi a
tamburellare con le dita sul tavolo.
«Comunque,
pur di stare lontana da me, Kirsi ha cominciato a girovagare per la
città. Usciva a tutte le ore del giorno e della notte. Ero
terribilmente preoccupata, ma lei non voleva starmi a sentire. Anzi,
se ne andava di proposito a orari improponibili, pur di farmi stare
in pensiero.»
«È
normale, a una certa età.»
La
signora Saarinen annuì, fissando la tazza di blåbärssoppa che
aveva davanti.
«Una
notte, però, sono stata chiamata dall’ospedale. Kirsi era stata
aggredita da un animale, ed era ferita gravemente» la donna
interruppe il suo discorso per asciugarsi gli occhi col polpastrello.
«Mi scusi.»
«Si
figuri.»
«Quando
sono arrivata non mi hanno nemmeno lasciata entrare. Due infermieri
del turno di notte erano stati sbranati, e Kirsi era scomparsa.»
«Com’era
la luna, quella notte?» domandò Einar.
«Piena»
rispose. «È stata Kirsi ad aggredire quegli uomini. Li ha uccisi,
capisce? Un sopravvissuto l’ha vista.»
«Capisco.»
La
donna scosse la testa. «No, sinceramente non credo che lei possa
capire.»
“E
tu cosa ne sai?” pensò, ma evitò di risponderle.
«Mi
perdoni.» Lo sguardo che Päivä Saarinen gli lanciò sembrava
dispiaciuto.
Einar
rispose con un’alzata di spalle.
«Il
fatto è che non è facile, per una madre, accettare una cosa del
genere. Non riesco ancora a credere che Kirsi abbia ucciso delle
persone, io… non riesco a credere che sia mutata, che sia successo
proprio a lei.» La donna tornò a fissare il blåbärssoppa, poi
prese un respiro profondo e continuò: «È per questo che l’ho
contattata, signor Ivarsson. Kirsi ha bisogno di essere aiutata, e
lei può farlo.»
Einar
non riuscì a nascondere la sorpresa. «Aiutarla?» Aveva parlato a
voce troppo alta, e alcuni clienti si erano voltati a guardarlo dai
loro tavoli. «Signora Saarinen, io non posso aiutare sua figlia.
Nessuno può farlo» spostò la sedia un modo da potersi avvicinare
un po’ di più alla donna. «Una volta che il contagiato muta, non
c’è modo di tornare indietro.»
«Lo
so» rispose lei. «Non sono una sciocca, signor Ivarsson, e ho
smesso di farmi illusioni molto tempo fa. Niente tornerà più
com’era prima. Ma una madre ha il dovere di aiutare la propria
figlia, ed è per questo che l’ho chiamata. Se la morte è l’unico
aiuto che posso dare a Kirsi, ebbene, glielo darò.» stavolta, la
sua voce era chiara e ferma. «La prego, uccida Kirsi per me.»
L'AUTRICE
Giada
Bafanelli ha 27 anni e le sue più grandi passioni sono sempre state
la musica e la narrativa, specialmente di genere fantasy. Oltre al
racconto urban fantasy “Alone. Il solitario”, ha pubblicato il
romanzo fantasy ispirato alla mitologia norrena “La figlia della
vendetta” e il prequel “I giardini di Asgard”.
Titolo: "Seconda stella a destra (e poi dritto fino all'amore)"
Autrice: Deborah Desire
Casa editrice: Rizzoli
Mood: Romantico
Pagine: 114
Prezzo: 2,49
In arrivo: 10 luglio
TRAMA
I
Principi Azzurri non arrivano più su un cavallo bianco… ma tramite
sms.
“1
anno Meraviglioso sarà questo perché ti metterai con me.” Barbara
riceve un misterioso sms allo scoccare della mezzanotte di un
Capodanno che non voleva nemmeno festeggiare. Nessuna firma, il
numero è sconosciuto, ma a quel messaggio ne seguono altri sette,
sempre con strani indizi e un nome che lentamente si svela. Passano i
giorni e Barbara è dibattuta: continuare un gioco divertente che la
intriga sempre più o concentrarsi su obiettivi più reali? Perché
Francesco Costantini, un assistente universitario della sua stessa
facoltà, è un ragazzo affascinante che le offre il proprio aiuto
per un esame ma anche la propria compagnia nel tempo libero. E che,
sotto la scorza del mascalzone egoista e pieno di sé, sembra
rivelare un animo interessante.
Favola o realtà? Inseguire i
sogni o progetti concreti? E perché non si può avere entrambi? Per
riconoscere l’uomo giusto basta lasciarsi trasportare dritto fino
all’amore. E poi il perfetto Principe Azzurro lascia un segno:
bacia sempre la sua donna… ma questo accade alla fine della favola.
Prima, le spezza un po’ il cuore.
Una
favola romantica ambientata ai giorni nostri, in cui l’amore è
sempre il protagonista.
Il primo è un urban fantasy, mentre l'altro è un romance. Quale leggerete? :)
Grazie di cuore, Franci! :)
RispondiEliminaGiada
È stato un piacere :)
Elimina