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"Ritratto di signora" (24)



Questo mese la parola va a Federica.
Potete leggere questo articolo anche sui blog: Miki in the PinklandStasera cucino ioBooks LandThe Pauper Fashionist.

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Temple Grandin è docente di scienze del comportamento animale alla Colorado State University, un personaggio di spicco a livello mondiale nella progettazione degli allevamenti per mucche.
Nasce nel 1947 a Boston.
All'età di 2 anni le viene diagnosticato un danno celebrale, e alcuni anni più tardi venne accertato il suo autismo.
In quegli anni la scienza classificava l'autismo come una forma di schizofrenia, e le madri erano accusate essere la causa del disturbo in quanto si sosteneva che fossero fredde e distaccate verso i loro figli autistici, chiamandole Madri Frigorifero.
In seguito alla diagnosi però la madre si rifiuta di seguire il consiglio del diagnosta di mettere Temple in un istituto, e con molta caparbietà riesce ad insegnarle a parlare, e la aiuta ad inserirsi nella vita tutti i giorni.
Fin da bambina Temple ha sempre avuto più facilità di rapporto con le mucche che con le persone, che a fatica accettavano la grave forma di autismo di cui soffre. Quando sua madre la teneva in braccio, Temple si irrigidiva e la graffiava cercando di divincolarsi.
Ma con le mucche era diverso: da ragazzina nel ranch di sua zia in Arizona passava ore sdraiata tra questi animali. Le accarezzava, ne percepiva gli umori, ne capiva le paure.
È proprio osservando le mucche che riesce a trovare un modo per “curare” se stessa.
Nota infatti l'effetto calmante che aveva sugli animali che dovevano essere visitati e/o vaccinati dal veterinario in un recinto molto costrittivo, nel quale l'animale non riusciva a girarsi, un effetto paragonabile all'abbraccio della madre su di un bambino agitato.
Costruisce quindi una macchina dotata di due pannelli che, regolandone l'intensità la stringevano da entrambi i lati impedendole di muoversi e dandole lo stesso benefico effetto di quegli abbracci che non riusciva a ricevere per via della sua disfunzione di integrazione sensoriale, a causa della quale non gradiva il contatto fisico con le persone.
Per questo la chiamò la macchina degli abbracci.
Afferma di considerarsi fortunata per aver goduto di un buon supporto sia al tempo in cui frequentava la scuola primaria che successivamente.
Temple negli anni a seguire conseguì una laurea di primo livello in psicologia al Franklin Pierce College (1970), successivamente si laureò in zoologia all’Università Statale dell’Arizona nel 1975, e completò poi il dottorato di ricerca in zoologia presso l’Università dell’Illinois nel 1989.
Dopo essersi laureata comincia a lavorare in un ranch, e grazie alle sue osservazioni progetta delle strutture che prendano spunto dal comportamento naturale degli animali, perché il fatto che siano destinati al macello non giustifica che debbano subire un trattamento disumano.
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Ed è proprio grazie al suo lavoro che Temple Grandin è forse l’unica persona al mondo che ha ricevuto riconoscimenti sia dalle associazioni animaliste sia dagli allevatori di bestiame di ogni continente.
Sulla base della sua personale esperienza ha invocato l’intervento ed il supporto di insegnamenti che possano risolvere le problematiche dei bambini autistici, combattendo comportamenti inadatti per altri più adeguati. Ha raccontato di essere ipersensibile ai rumori e ad altri stimoli sensoriali e di provare il bisogno di trasformare ogni cosa in immagini visive. Secondo Temple il suo successo nel lavoro di progettista dipende proprio dalla sua condizione di autistica. È a partire da tale condizione infatti che riesce a soffermarsi su dettagli minutissimi ed è in grado di utilizzare la memoria visuale come fosse un supporto audiovisivo, sperimentando mentalmente le diverse soluzioni da adottare. In tal modo riesce a prevedere anche le sensazione che proveranno gli animali sui quali verrà utilizzata l’attrezzatura.
È considerata un'importante attivista del movimento dei diritti delle persone autistiche dai quali a sua volta è frequentemente citata.
Il suo merito principale è stato quello di presentare il punto di vista delle persone autistiche, contribuendo in tal modo all’affinamento di metodologie di intervento più adatte a supportare le persone colpite da questa sindrome.

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Nonostante all'epoca in cui le diagnosticarono l'autismo i dottori le avevano predetto una vita rinchiusa in strutture specializzate, tutt'oggi all'età si 63 anni Temple gira il mondo tenedo conferenze sulla sua condizione di persona autistica, spiegando con parole chiare cosa significa e come funziona il suo cervello 

Io penso per immagini. Non penso col linguaggio. […] Cosa vuol dire pensare per immagini? Letteralmente è il cinema nella testa. La mia mente funziona come Google per le immagini. Quando ero bambina non sapevo che il mio modo di pensare fosse diverso. Pensavo che tutti pensassero per immagini. E poi quando ho scritto il libro “Pensare in immagini” ho cominciato a intervistare la gente su come pensa. Ed è stato sconvolgente scoprire che il mio modo di pensare era parecchio diverso. (Temple Grandin, TED Talks, febbraio 2010) “

Della sua vita hanno anche fatto un film Temple Grandin - Una donna straordinaria che
 
racconta gli anni dell'adolescenza e dell'università concludendosi con una scena dove lei e la madre vanno ad una conferenza sull'autismo e alla quale, con una dose di coraggio non indifferente a mio parere, Temple prende la parola e racconta la sua esperienza davanti a dottoroni e luminari, afferma che dall'autismo non si guarisce, ma spiega come rendere le differenze punto di forza, perché lei è, come diceva sempre sua madre, “Diversa, ma non inferiore” 
 

Temple Grandin porta avanti una battaglia in cui cerca di spiegare cosa significa convivere con un disturbo del genere, non è per nulla facile con un disturbo come il suo mettersi sotto i riflettori. Ci vuole così tanto coraggio e così tanta padronanza di sé che io per prima non sono sicura che sarei in grado di fare una cosa del genere, e io non devo affrontare tutte le difficoltà con le quali lei si scontra. Sono rimasta affascinata da questa donna dopo averla vista in una puntata di un programma televisivo. Sono andata a cercare informazioni su di lei, ho visto i video di alcune sue conferenze, e ho cercato il film che mi ha commosso fino alle lacrime.
Il solo fatto che una persona autistica parli in prima persona di questo disturbo penso che possa dare speranza a molte famiglie che si trovano ad affrontare gli stessi problemi, dall'autismo non si guarisce, lo so bene, ma questa è la dimostrazione che c'è molto di più di quello che le persone “normali” normalmente si aspettano.

Un ritratto stupendo, dedicato a una signora che non conoscevo e di cui cercherò il prima possibile il film.

Al prossimo mese,
Franci, Monica, Miki, Fede e Clara

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